Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/128

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PRIMO IO7 Ji richiamar l’italiana letteratura all’antico suo lustro, tra quelle città ancora che reggeansi come repubbliche , ve n’ebbe alcune che non vollero rimaner prive di tai vantaggi, e perciò fondarono scuole e chiamarono professori, e con privilegi allettarono ancor gli stranieri a frequentarle. Abbiam già altrove veduto che verso la metà del XII secolo erano assai rinomate le modenesi scuole legali (V. t. 3, l. 4, c. 7 , n. 27) , e che il famoso Ruggieri da Benevento fu ivi per qualche tempo professore di legge. Abbiam pure veduto in questo capo medesimo che Bologna gelosa delle sue proprie glorie, e temendo che la vicina Modena potesse in parte rapirgliele, verso l’anno 1189 cominciò ad esigere da’ suoi professori un giuramento con cui si astringessero a non abbandonar quelle scuole per recarsi altrove. Ma il celebre Pillio, di cui favelleremo più a lungo tra’ professori del diritto civile, non ostante tal giuramento, a quel tempo medesimo sen venne a Modena , allettato da presso a 100 marche d’argento che gli furon promesse, e che erano.troppo opportune a’ debiti di cui trovavasi carico. Il Muratori ha creduto (Antiq. Ital. t. 3 , p. 903) che questo fosse l’annuale stipendio a Pillio promesso dai Modenesi. Ma, come osserva l’esattissimo P. Sarti (De Prof. Bonon. t.1, pars 1, p. 74) > lo parole di Pillio, ove narra tal fatto, non indicano stipendio di ogni anno, ma un dono, e come un capitale da impiegare pel suo sostentamento. In fatti 100 marche corrispondono ad 800 once d’argento, o, come computa il Panciroli (De CI.LegumJnterp. 1.2, c. 21),