Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/206

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SECONDO l85 dell’Anticristo non fanno motto; anzi in alcune edizioni giungono fino ad Innocenzo VIII morto l’anno 1492 benchè ciò che appartiene a’ papi successol i di Urbano VI, si pretenda da altri che sia opera di Anselmo vescovo marsicano vissuto al principio del XIII secolo. Ma, come opportunamente osserva il P. Papebrochio (Propileum ad Act. SS. maii diss. 4«)? il profeta impostore, chiunque ei fosse, non fu abbastanza avveduto; perciocchè avendo voluto alle sue profezie aggiugnere ancora simboli e figure, rappresentò tutti i pontefici col triregno in capo, il quale ornamento essendo stato trovato da Urbano V, non dovea attribuirsi a dodici altri pontefici di lui più antichi, che non l’usarono. Lo stesso P. Papebrochio congettura con ottimo fondamento che le profezie intorno a quindici papi da Niccolò III fino ad Urbano VI, che sono le più comunemente attribuite all’abate Gioachimo , fosser lavoro di qualche scismatico fautore dell’antipapa Clemente VII; e il raccoglie dalle ingiuriose espressioni con cui il preteso profeta parla di Urbano, e da’ simboli con cui il descrive; perciocchè egli il dipinge in figura di orribile alato drago che giace sul fuoco, col capo umano, colle orecchie d’asino, colla fronte ornata alla foggia de’ dogi veneti , e colla coda armata di spada infocata, che sembra trascinar nove stelle dal cielo in terra, mentre altre otto risplendono intorno alla luna; e quindi di lui dice ch’egli è l’ultima fiera orribile a vedersi, che trarrà dal cielo le stelle, che fuggiranno gli uccelli, e i rettili soli si rimarranno; e volgendosi poscia a lui