Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/302

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SECONDO 28l strumenti atti ad accrescere e a stender la vista. Alcuni hanno preteso di aver trovato un passo di Plauto, che parli degli occhiali; ma essi non hanno mai potuto mostrare in qual codice, o in qual edizione fosse il verso da essi allegato. Alcuni altri passi di autori antichi, che son sembrati a taluno doversi intendere degli occhiali, quando si esaminan meglio, si conosce ad evidenza che hanno tutt1 altro senso. Io non voglio fermarmi a disputare di ciò, di che moltissimi autori hanno già scritto diffusamente. Due soli ne accenno che si potran consultare da chi brami esaminar meglio questa questione; il Montucla (Hist. des Mathém. t. 1, p. 429> ec.), e il ch. sig. Domenico Maria Manni (Tratt. degli occhiali da naso, Fior. 1738); i quali più altri autori allegano che di ciò hanno trattalo. XXV. Non furon dunque agli antichi noti gli occhiali, e non se ne trova menzione innanzi al XIII secolo. Da alcuni n’ è stato creduto inventore Ruggiero Bacone inglese dell1 Ordine de’ Minori, uomo di sì acuto e penetrante ingegno, che in altri tempi avrebbe gareggiato co’ più profondi filosofi e co’ più celebri matematici. Ma oltre il Montucla (l. cit.), anche f inglese Smith (Traile d Opl. trad. par le P. Pezenas t. 1, p. 57) nega a Bacone la gloria di questa scoperta: e il prova chiaramente col solo arrecare un passo dello stesso Bacone, in cui volendo insegnare in qual modo si possano ingrandire le lettere per leggerle più facilmente, propone un segmento di sfera di vetro, o di cristallo, posto sulle lettere stesse, che è in somma a un di presso ciò che abbiam veduto XXV. Essa tippartiefte »•gli uII imi anni di I secolo XIM.