Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/312

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SECONDO Ui)l veder chiaramente che l’ago calamitalo era a’ suoi tempi notissimo, e che di esso già usavano i nocchieri. Ed è ad osservare ch’ei non parla di ciò come di recente scoperta, ma come di cosa cui niuno ignorava, e che era stata perciò già da molto tempo addietro avvertita. A questo cardinale succedono due celebri Domenicani, vissuti circa la metà di questo secolo stesso, uno tedesco, cioè Alberto Magno, l’altro francese, cioè Vincenzo di Beauvais. Il primo in più luoghi del suo trattato de’ Minerali, che si posson vedere citati dal P. ab. Trombelli (l. dtp. 334, 352), parla della calamita, e in mezzo a molte favole che ne racconta, mentova ancora la proprietà di volgersi al polo; e, ciò che è più, reca un passo del libro che dice scritto da Aristotele intorno alle pietre, che ha così: Angulus magnetis cujusdam est, cujus vittus convertendi ferrum ad Zorum (hoc est Septentrionem); et hoc utuntur nautae. Angulus vero alius magnetis illi oppositus trahit ad Aphron (idest polum meridionalem); et si approximes ferrum ad Zorum, et si ad opposi turn angulurn ap/>roxirnes, convertìt se directe ad Aphron. Parole, le quali benchè non intendasene chiaramente il senso, pur abbastanza chiaramente ci mostrano che conoscevasi allora da tutti (questa proprietà della calamita. Io so bene che l’opera di questo filosofo citata da Alberto Magno non trovasi nè manoscritta in alcun codice, nè in alcuna edizione stampata. Anzi il P. abate Trombelli crede anche (ib. p. 351) che il libro de’ Minerali sia supposto ad Alberto Magno, e ne reca per fondamento le cose ridicolose