Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/324

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SECONDO 3o3 la seconda delle quali trovasi recata in lingua italiana fin dall’anno 1288 (ib. p. 159), appartengono a questa medesima classe. Ed altre somiglianti opere potrei qui rammentare, se non temessi di recar noia a chi legge con un’ignuda serie di nomi, e con troppo minute e sterili discussioni. Ristringerommi perciò a un solo che è degno di particolar rimembranza, dico ad Albertano giudice di Brescia. XXXVII. Assai scarse son le notizie che di lui ci hanno lasciate gli antichi scrittori; e l’unico tra essi, presso cui io ne abbia trovata menzione, è Jacopo Malvezzi bresciano scrittore del secolo xv, il quale parlando de’ tempi di Federigo II così ne dice: Per haec tempora Albertanus de Albertanis jurisperitus civis egre gius in hac civitate habebatur, vir praecipuus, sapientia plenus. Hic multa Moralium dogmata ad utilitatem suorum civium ceterorumque legentium quosdam libros componens mirabiliter scripsit (Script. rer. ital. vol. 14, p. 907). Qualche più distinta notizia ne abbiamo al fine del primo de’ tre trattati da lui composti, ove così si legge: Qui è compiuto il libro della forma dell’onesta vita, il quale compilò Albertano Giudice di Brescia della contrada di S. Agata, quando era nella prigione di Messer lo’ imperadore Federigo, nella quale fu messo, quando egli era Capitano di Gavardo, per difendere quel luogo ad utilità dei Comuni di Brescia negli anni di Cristo milledugentotrentotto del mese d’Agosto nella undecima indizione. La stessa cosa si legge narrata in lingua latina in due codici mss, dello stesso