Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/329

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XXXIX. Amlur in P.’«lova se ne trovano assai (uhIiì, 3o8 LIBRO altre scienze, e che alcuni ancora di quelli ch’erano destinati alle filosofiche cattedre, trascorsi alcuni anni, passavano ad altre scuole più onorevoli insieme e più vantaggiose. XXXIX. Lo stesso dee dirsi dell’università di Padova, dei cui professori filosofi abbiam finora assai scarse notizie. Parlando dell’origine e della vicende di essa, abbiam recato il passo dello storico Rolandino, in cui ci ha conservati i nomi di quattro tra essi che l’anno 1161 leggevano uno la logica, gli altri la fisica. Questo basta a mostrarci che non pochi dovettero ivi essere in questo secolo i professori di tale scienza. Abbiam pure ivi parlato di quel Guglielmo da Brescia, che ivi teneva scuola di filosofia l’anno 1274. Oltre questi, altri non ci nomina il ch. Facciolati (Fasti Gymn. patav. pars 1, p. 13), fuorchè un certo Pace del Friuli, di cui rammenta alcuni componimenti poetici che rimangono manoscritti, uno de’ quali sulla festa detta delle Marie è stato dato alla luce dal ch. ed eruditissimo senatore Flaminio Cornaro (Eccles. ven. dec. 5, p. 303); e mostra insieme ch’ei non era nè ferrarese, nè forlivese, come da alcuni è stato scritto, ma sì del Friuli. Ei nomina ancora Matteo Roncalitrio professore di medicina insieme e di filosofia. Il Papadopoli (Hist. Gymn.patav. l. 3, sect. 2, c. 2) pone al fine di questo secolo stesso Jacopo di Forlì medico esso pure e insieme filosofo, e detto nell’iscrizion sepolcrale nuovo Aristotele e nuovo Ippocrate. Il Facciolati il fa vissuto un secol più tardi (l. cit. pars 2, p. 101). Se questi scrittori, che potean consultare gli: autentici