Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/350

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SECONDO 3*9 addimandava, e di ciò maravigliandosi il Pontefice, finalmente consentì a’ piaceri di Taddeo per desiderio della sua sanità, ed essendo a lui pervenuto Taddeo, cominciò il Papa onestissimamente a riprender la sua durezza e avarizia: al quale Taddeo fingendo gran maraviglia d animo disse: Io mi maraviglio; conciossiacosachè dagli altri Signori e Tiranni provocato comunemente da ciascuno spontaneamente mi sieno stati donati il dì cinquanta ducati d’oro, che tu, il quale se’ il principale. Signore tra’ Cristiani, me ne abbi negato cento; facendone mercato destramente, e con modestia riprendendo V avarizia de’ ChericL Avvenne di poi, che guarito il Sommo Pontefice, ovvero per merito della cura, o per purgare il sospetto dell’avarizia, donò ad esso Taddeo 10000 ducali, i quali tutti l’uomo di santa vita, essendo ritornato a Bologna, spese a edificar Chiese e Spedali; e a Bologna già d’ottanta anni fu seppellito. Questo fatto medesimo si racconta da Giovanni Tortelli scrittore del secolo xv (V. Zeno Diss. Voss. t. 1, p. 151), il quale esprime il nome del papa dal Villani taciuto, e dice che fu Onorio IV, e che Taddeo avendo ad ogni modo voluto dal Papa cento scudi d’oro al giorno, fece acquisto per tal maniera di duecentomila scudi. Io confesso che parmi per que’ tempi sì eccessiva tal somma, ch’io non so arrendermi a seguire l’autorità di questi scrittori, e di altri addotti dal ch. Mazzucchelli e da monsig Mansi (Fabr. Bibl. med. et inf. Latin. t 6, p. 221). E molto più che questo fatto medesimo da altri si narra di