Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/359

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338 LIBRO stato possibile di raccogliere; avrebbe veduto che il titolo dell’opera di Serapione, ossia di Giovanni di lui figliuolo, tradotta dall’arabico in latino non è già stato sfigurato dal P. Orlandi, ma che tale è veramente in una copia - stampata in Milano lo stesso anno 1473 della quale edizione il Marchand, uomo per altro che tanto avidamente ricerca cotai notizie, non ha avuta contezza; ava ebbe finalmente veduto che gli errori de’ precedenti scrittori intorno a.Simone erano già stati scoperti e confutati in Italia prima ch’egli dall’Olanda ce ne desse avviso. Se gli Oltramontani invece di procacciarsi le opere de’ nostri buoni scrittori, non si curan che di quelle de’ più screditati, di chi hanno essi a dolersi? XVII. Mentre la medicina era per tal modo coltivata in Italia, e vi facea que’ progressi che soli in quelle circostanze potevano aspettarsi, la chirurgia ancora venivasi forse anche più felicemente illustrando. Guido da Cauliac, scrittor francese di Chirurgia del secolo xiv, ci ha tramandata la memoria de’ primi che dopo gli antichi e dopo gli Arabi presero ad illustrare la chirurgia. E il primo ch’ei nomina, è Ruggeri: Quorum primus fuit Rogerius (Chirurg. Proem.). Io non so su qual fondamento il Freind (Hist. med. p. 169, ed. ven. 1735), e dopo lui M. Portal (Hist. de l’Anatom. t. 1, p. abbiali lasciato in dubbio s’ei fosse parmigiano, ovvero salernitano. Non vi ha, ch’io sappia, alcun codice in cui egli sia detto natio di Salerno; ma in alcuni gli si da per patria Parma (Cat. MSS. Bibliot. reg. paris. A 4» P- 297>