Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/366

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SFXONno 345 Lohgoburgensis ex dictis Sapicntum b revi le r elucidata et compilata; e termina con queste parole: Anno ab Incarnatione Domini 1252 mense Januarii Ind. X. Paduae in loco S. Pauli. Ego Bri triti s Longoburgcnsis Calabcr huic operi finem imposui; l’altro citato dal ch. Angelo Zavarroni (Bibl. calabra. p. 50), in cui oltre le stesse parole si aggiugne una protesta di Bruno di aver tratto ciò ch’egli insegna, da’ libri di molti antichi, ch’egli avea letti’ , ma che insieme ei vi avea aggiunto ciò che la ragione e la sperienza gli avean dettato. La qual protesta e le quali parole medesime veggonsi pure nell’edizione della Chirurgia grande di Bruno fatta in Venezia l’anno 1546, che è l’unica da me veduta, in cui si aggiugne un compendio di Chirurgia dello stesso autore, detto Chirurgia parva; e come la grande da lui vedesi dedicata a un certo Andrea da Vicenza, così egli indirizza la piccola a un cotal Lazzaro da Padova. A ivea dunque Bruno in Padova l’anno 1252, ove però non abbiamo argomento a conchiudere eli’ ei fosse pubblico professore. L’opera chirurgica da lui composta è quasi un tessuto, com’egli stesso confessa, di ciò che detto aveano i Greci e gli Arabi; ma questo ancora non era a que’ tempi un leggier beneficio che al pubblico si rendesse, e per aprir la via a nuove scoperte conveniva prima vedere ciò che da altri fosse stato già detto. Di questo scrittore non han fatta menzione alcuna nè il Toppi, nè il Nicodemo nelle loro Biblioteche degli Scrittori napoletani. Il Tafuri ne ha ragionato, ma con poca esattezza (Scritt. napol. t. 3, par. 4, p. 284).