Vai al contenuto

Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/412

Da Wikisource.

SECONDO 391 questi discepoli d’Azzo alcuni furono sopra gli altri famosi, come Roffredo da Benevento, Jacopo Balduino, Accorso, ed altri. Odofredo ne parla spesso con molta lode, anche per le virtù morali di cui era fornito, benchè pure il P. Sarti confessi ch’egli fu alquanto sdegnoso, e nel confutar gli avversari non troppo fornito di saggia moderazione. Ma singolarmente ne esalta Odofredo la lena e l’impegno con cui attendeva alla sua scuola, talchè ei diceva che non mai cadea infermo, se non ne’ tempi delle vacanze, e che in fatti in questo tempo ei morì. Audivi ab eo, quod non infirmabatur nisi tempore vacationis, et ita tempore vacationis mortuus est. Sed dicebat, quod, quando legebat, semper erat bonae voluntatis (in Conclus. Comm. in Cod.). Nè la fama di Azzo venne meno, come talvolta accade, col finir della sua vita. In Verona e in Padova e in Milano, come col testimonio del Panciroli e dei Diplovatacio prova il P. Sarti (p. 93), non poteva alcun ottenere il grado di giureconsulto, se non avea tra’ suoi libri la Somma di Azzo. E ne’ tempi ancor più moderni il dottissimo Gian Vincenzo Gravina non ha temuto di dire che la Somma di Azzo è opera ingegnosa e si profonda, che benchè sia nata in barbari tempi, anche in mezzo alla erudizione fra cui ora viviamo, non possiam senza danno restarne privi (De Orig. Jur. t. 1, p. 93). Egli era professore in Bologna fin dall’an 1190, e viveva ancora nel luglio dell’anno 1220, dopo il qual tempo non trovasi più di lui menzione alcuna; ed è probabil perciò, che non molto dopo ei morisse; dal che