Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/500

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SECONDO 479 s’io non erro, a farcene almen dubitare, poichè in somma questa Storia imperiale è ella ancora una Storia universale, e inoltre f autor di essa assai spesso discorda da ciò che nel Pomario di Riccobaldo si legge. Un’altra opera di questo scrittore veduta dal Muratori intorno l’Origine delle città italiane, ma da lui rigettata come troppo ingombra di favole (Script. rer. ital. vol. 20, p. 867), e alcune altre che si accennano dal Fabricio (Bibl. med. et inf. Latin, t. 3, p. 54), e da altri scrittori, io credo anzi che siano stralci del suo ampio Pomario, che opere separatamente da lui composte. VX Così, per tacer di più altri che ci lasciarono opere somiglianti, ma non molto pregevoli, e che si giaccion perciò sepolte nelle polverose biblioteche; così, dissi, fu in questo secolo rischiarata la storia universale. Quando noi confrontiamo le Cronache di questi scrittori colle opere che sullo stesso argomento ci han dato in questi ultimi secoli gli Scaligeri, i Petavii, gli Usserii, gli eruditi Inglesi, e tanti altri dottissimi illustratori dell’antichità più rimota, non possiamo a meno di non riderci della semplicità de’ nostri buoni maggiori che adottarono tante e sì ridicole favole di cui ripiene sono le loro Storie. Ma noi dovremmo essere inverso di essi alquanto più compassionevoli e pietosi. In mezzo a tanti libri e a tanti pregevoli monumenti, fra’ quali ora viviamo, noi possiam pur facilmente divenire eruditi; ogni cosa si può discutere alle leggi della critica più rigorosa; si possono paragonare gli uni agli altri scrittori; si può conoscere in che essi