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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/619

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5y8 libro de! Bayle, il quale ha parlato di Guido nel suo Dizionario, come ben gli conveniva di fare, trattandosi di un uomo ch’era stato da alcuni creduto ateo. Or egli afferma (Dict. art. Cavalcanti, note. E) che Guido vivea ancora quando Dante scrivea il canto x dell’Inferno, in cui nomina Cavalcante di lui padre. Se il Bayle avesse esaminato attentamente quel passo , avrebbe veduto che Dante ne parla come d’uomo già morto. Perciocchè Cavalcante l’interroga per qual ragione non siasi con lui accompagnato il figlio Guido; e Dante sì gli risponde: Ed io a lui: da me stesso non vegno: Colui, ch’attende là (Virgilio), per qui mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno. Quella voce ebbe muove dubbio nel padre, che il figlio sia morto; ne interroga Dante; questi esita a rispondere, e il padre per dolore si nasconde di nuovo dentro la tomba in cui stava racchiuso: Di subito drizzato gridò: come Dicesti. Egli ebbe? non viv’egli, ancora? Non fiere gli occhi suoi lo dolce lume? Quando s’accorse d’alcuna dimora Ch’i’ faceva dinanzi alla risposta, Supin ricadde, e più non parve fuora. Il) qual esitare di Dante nel rispondere all" interrogazione del padre,ci scuopre che Guido era morto , e che Dante non avrebbe voluto funestare il padre con tale avviso (*). (*) l versi di Dante da me a questo luogo recati mi han fatto credere ch’ei parlasse di Guido Cavalcanti ,