Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/68

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più ¡no 47 erudita dissertazione, in cui annovera tutti quelli che di ciò hanno scritto, e raccoglie quanto essi ne han detto. Egli ancora confessa che non si può attribuire un tal libro nè a Federigo II, nè a Pier delle \ igne. Ma come mai ha egli potuto scrivere (l. c nota F) che i giornalisti fiorentini da noi mentovati poc'anzi hanno adottata la contraria opinione? Essi dicono (l. c. p. 76), è vero, che questo libro si suole comunemente attribuire a Pier delle Vigne. Ma se il Marchand avesse continuata per poco la lettura del lor Giornale, avrebbe veduto che non molto dopo essi soggiungono: Noi però stimiamo che nè Vimperador Federigo, neper ordine del medesimo Pietro delle Vigne componesse un libro di tale argomento. Ma di questo celebre cancelliere basti aver detto fin qui, e ripigliamo omai il ragionamento intorno ai’ sovrani che in questo tempo promossero c fomentarou gli studi. XV. Rodolfo, Adolfo e Alberto, che l’un dopo l’altro dopo la morte di Federigo II furono re de’ Romani, ma non presero mai la corona imperiale, poco o niun pensiero ebbero delle cose d’Italia, e molto meno dell’italiana letteratura. Ma nel regno di Sicilia Federigo ebbe per successore Manfredi, che prima la governò col titolo di reggente, poscia ne prese l assoluto dominio, come nel precedente capo si è detto. Niccolò di Jamsilla ne fa un elogio sì luminoso (Script. Rer. ital vol. 8, p. 497)> clic del più saggio principe non potrebbe farsi maggiore; nè egli lascia di fregiarlo di quegli ornamenti che ■ a quel tempo dovean parere