Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/689

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6G8 LIBRO io son quel desso: voi avete pensato di venire a veder Roberto , e siete venuti a veder Buoncompagno. Di che confusi e svergognati i nemici di Buoncompagno , se ne andarono mutoli; e i suoi amici ne fecer tal plauso, che levatolo sulle lor braccia il portarono come in trionfo a casa: invidi namque mei et alii cum summo ludibrio et pudore perpetuo recesserunt, et ego a dilectis meis fui super ulnas usque ad hospitium pre gaudio deportatus. Lo stesso giuoco ei si prese de’ suoi nemici P anno seguente; ma di ciò non hassi che un cenno negli estratti pubblicati dal P. Sarti; e perciò non possiamo saperne più oltre. Così in que’ tempi, che da noi diconsi barbari e rozzi, la letteratura accendeva nel comune degli uomini un cotale entusiasmo, di cui ne’ tempi più colti non troverassi sì facilmente esempio. VI. Ma niuna cosa ci mostra meglio qual fosse la stima che aveasi di Buoncompagno, quanto il solenne onore che fu renduto all’opera da lui composta, di cui abbiam parlato finora. Egli stesso al fin di essa ce ne ha lasciata memoria con queste parole: Recitatus equidem fuit hic liber, approbatus, et coronatus fuit lauro Bononiae apud S. Joh. in Monte in loco, qui dicitur Paradisus , anno Domini MCCXV septimo Kal. April, coram Universitate Professorum Juris Canonici et Civilis, et aliorurn D odorimi Scoi ariani multi indine numerosa. Ed ecco, s1 io non m’inganno, la prima sicura menzione che dopo il rinnovellamento degli studi s’incontri di corona d’alloro, di cui fu onorato non già l’autore, ma il