Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo IV, Classici italiani, 1823, IV.djvu/71

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5o LllìRO precedenti n’avea sbandito. La descrizione che Saba Malaspina ha inserita nelle sue Storie (l.5, c. 4) delle solenni feste celebrate da Carlo I in Napoli, poiché l’u paciiico possessor di quel regno, ci danno una tale idea di magnificenza e di pompa che appena sembra potersi immaginar lusso e sfoggio maggiore. Se ciò recasse giovamento all’Italia, io lascierò che il decidano i moderni politici trattatori di tale argomento. XX IL 1 romani pontefici di questa età si adoperarono essi ancora e come sovrani delle provincie loro soggette, e come capi e pastori della Chiesa di Cristo, perchè gli studi non si giacessero trasandati, e quelli in particolar modo che agli ecclesiastici son più necessarii Per isfuggire la lunghezza, io parlerò di alcuni solo tra loro che nel coltivare e nel fomentare le lettere si renderon più illustri, e recarono alla Chiesa maggior giovamento. Innocenzo III, che tenne la santa sede dall an 1198 fino al 1216, era uomo, come si narra da un antico scrittore della sua Vita pubblicata prima dal 13aluzio (AntiiEpistlnnoc.HI) e poscia dal Muratori (Script. Rer. itaL t. 3, pars 1, p. 486), di acuto ingegno e di profonda memoria, dotto nelle sacre non meno che nelle profane scienze, ed eloquente nel ragionare, o egli usasse la lingua del volgo, o quella de dotti. Avea egli atteso agli studi, come soggiugne il medesimo autore, prima in Roma, poscia in Parigi, e finalmente in Bologna, e così nella filosofia come nella teologia, si era lasciati addietro i suoi condiscepoli; il che si scuopre ne’ libri ch’egli in diversi tempi compose. Perciocché