Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/210

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PRIMO 173 alieno dal fissare ivi stabil soggiorno, fece a quella repubblica la generosa offerta di tutti i suoi libri, chiedendo per se e per essi una casa in cui poterli disporre, e dare in tal modo cominciamento a una pubblica biblioteca che poi avrebbe col tempo e colle altrui liberalità acquistata gran fama (*). Gradì il senato il cortese animo del Petrarca, e con suo decreto, dei 4 settembre del detto anno 1362, ordinò che col denaro pubblico si prendesse una casa a tal fine opportuna, e si facesser le spese tutte per ciò necessarie, e diede insieme a vedere in (quale stima avesse il Petrarca, chiamandolo uomo, cujus fama hodie tanta est in toto Orbe, quod in memoria hominum non est, jamdiu inter Christianos fuisse vel esse pìiilosopliuni moralem et poetam, qui possit eidem comparari. Così la richiesta del Petrarca, come il decreto del senato, si posson vedere nella edizion Cominiana delle Rime dello stesso poeta (an. 1722, p. 56) e presso il P. degli Agostini (ScritLvenez. t. 1 , pref p. 28). Il Petrarca ebbe certamente stanza in Venezia assegnatagli dal senato, e fu il palazzo delle due torri nel sestiere di Castello, che da lui stesso ci vien descritto (Senil. l. 2, ep. 2); e l’abate de Sade pensa (Mém, de Petr. t. 3, p. 616) che ivi pure ei (*) Tra le lettere inedite del Petrarca nel codice Morelliano la xxix è diretta al gran cancelliere fleninlendi de’ Ravegnani, dalla quale si scorge che di lui si valse singolarmente il Petrarca nell’ideare e nell’eseguire il disegno di aprire una pubblica biblioteca in Venezia , c ne parla in modo, come se la gloria di ciò tutta dovesse essere di Beniutcudi.