Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/212

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PRIMO 175 fabbricare 1111 oratorio in onor della Madre di Dio. In fatti nella lettera che il Boccaccio scrisse a Francesco da Bros sano, quando udì la morte del Petrarca, che è stata data alla luce dalF ab. Mehus (Vita Ambr. camald, p. 2o5)7 istantemente gli chiede come abbia egli disposto della sua preziosissima biblioteca. Di essa nel testamento del Petrarca non si fa motto, onde ella dovette passare alle mani del suddetto Francesco che n’era l’universale erede. Ma F autor dell’Elogio di Niccolò Niccoli, citato dal P. degli Agostini (l. cit p. ò 1), afferma che i libri del Petrarca, poichè ei fu morto, andaron dispersi; il che forse avvenne ancora di quelli ch’egli avea lasciati presso Donato. In fatti fino a’ tempi del cardinale Bessarione non troviam vestigio in Venezia di alcuna pubblica biblioteca, e al Petrarca si dee solo la lode di averne conceputo il pensiero, e fatto ciò che in lui era, per eseguirlo. XVI. Sorte migliore e più durevole sussistenza xvl ^ ebbe quella dello stesso Boccaccio, eh’essendo mìi.i.*.i..-.i.’i al par del Petrarca avido e premuroso nell’andar ^7.mio «Jrintracciando gli antichi scrittori, dovea averne 1"’ii-,l’jlr". *u raccolta una non ispregevole copia. Quando egli1 l’anno i3(Ì2 determinossi a cambiar vita e costumi, come vedremo a suo luogo, avea conceputo il disegno di spogliarsi ancor de’ suoi libri, e di vendergli al Petrarca; e abbiamo ancora la lunga lettera che il Petrarca gli scrisse (Senil. l. 1, ep. 4) in risposta a quella con cui il Boccaccio gli avea dato ragguaglio della sua risoluzione, e dei motivi che ad essa l’avean condotto. E benchè il Petrarca assai volentieri fosse