Vai al contenuto

Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/297

Da Wikisource.

’jGo LIBRO gran libri, ma giovò forse più in tal modo agli studi, che non avrebbe fatto coll’opere che ci avesse lasciate. RuSliu- XXVII. Tutti questi teologi, de’ quali abtorno a Mar- biamo fin qui ragionato, usarono saggiamente del loro sapere a difesa de’ dogmi cal tolici e primi stud.. a(| jgtruxion Fedeli. Ma altri vi ebbe al tempo medesimo che ne fecero uso troppo diverso, e se ne valsero ad eccitar dissensioni e a spargere errori. Io già mi son protestato di non voler ragionare della contesa insorta intorno alla povertà religiosa nell’Ordine de’ Minori; e nondimeno mi tratterrò a esaminar la quistione de’ sentimenti di Giovanni XXII intorno la vision beatifica, in cui niuna parte ebbe l’Italia. Lascerò dunque in disparte e F. Ubertin da Casale e F. Buonagrazia da Bergamo e F. Michel da Cesena, ed altri cotali scrittori che per la prima delle accennate quistioni tanto sconvolser la Chiesa , e niun vantaggio recarono alla letteratura. E se pur havvi chi brami di saper di essi, potrà bastevolmente trovare di che appagare il suo desiderio presso il Wadingo. Di un solo Italiano prenderò qui a trattare un po’ più stesamente, che fu uomo di grande ingegno, e che avrebbe potuto giovar molto alla Chiesa, se contro di essa non l’avesse rivolto: dico del celebre Marsiglio da Padova. I moderni scrittori padovani il dicon della famiglia de’ Mainardini. Ma io penso che maggior fede si debba a uno storico antico, concittadino e contemporaneo, cioè ad Albertino Mussato che il dice dei Raimondini: Marsilius de Raymundinis Cinti Padiumus