Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/303

Da Wikisource.

366 LIBRO Lodovico; che conosciuti ivi da alcuni de1 cor* tigiani, da* quali già erano stati veduti in Parigi, furono introdotti al sovrano, da cui ricevuti cortesemente, cominciarono a insinuargli i loro errori; che Lodovico allora non si mostrò sì di leggeri disposto a seguirli, ma che nondimeno volle ch’essi fossero onorevolmente trattati in corte , dicendo che così conveniva fare con uomini che eran venuti ad implorare la sua protezione. Così ammesso in corte Marsiglio col suo compagno, venner sempre più crescendo nella grazia di Lodovico, e co’ libri da lor composti ottenner finalmente di fargli abbracciare le loro opinioni. Essi sono stati poi dati alle stampe da’ Protestanti e dal Goldasto singolarmente (De Monarchia, t. 2). Il più voluminoso è quello che è intitolato Defensor pacis, in cui Marsiglio (a cui principalmente si attribuisce) tratta diffusamente della podestà ecclesiastica e della secolare, restringendo in modo la prima, che viene a soggettarla interamente alla seconda. Più brevi sono due altri trattati, uno della Traslazion dell’impero, l’altro della Podestà imperiale nelle cause matrimoniali. A me non appartiene l’epilogar le opinioni e gli errori di questo scrittore. Essi si posson vedere in molte bolle da Giovanni XXII contro di lui fulminate, le quali sono state date alla luce dal Rinaldi (ad an. 1327, ec.) e da’ PP. Martene e Durand (Thes. Anecdot. t. 2, p. 704, ec.). Io osserverò solamente che, per confessione di Alberto Pigino, impugnato!* valoroso degli errori di Marsiglio nel secolo xvi, non vi ha scrittore che con maggior diligenza, con maggior