Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/305

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368 LIBRO nella sua Storia. Lo stesso Albertino nel frani* mento di Storia di Lodovico il Bavaro, che ci ha lasciato, accenna la grazia di cui Marsiglio non meno che F. Ubertino da Casale godevano presso r imperadore: In iis Italici duo erant qui Ludovici productioni operas multas dederant, eiusque lateri se se adjunxerant, quorum consiliis potissimum fruebatur, Marsilius de Raymundinis Civis Paduanus plebejus, Philosopì ria? gnarus et ore disertus, et Ubertinus de Casali Genuensis Monachus vir similiter astutus et ingeniosus (Script. rer. ital. vol. 10, p. 773). XXX. Che avvenisse poi di Marsiglio, noi - possiamo sì facilmente determinare. Alcuni scrittori padovani, citati dal Papadopoli, narrano ch’egli ravvedutosi de’ suoi errori, divenne poscia sì caro al pontefice Giovanni XXII, che l’anno 1328 fu da lui fatto arcivescovo di Mi* lano; altri presso lo stesso scrittore affermano solamente che un Marsiglio da Padova fu bensì fatto arcivescovo di Milano, ma che non si può accertare che fosse quegli di cui parliamo; e che se pur fu egli stesso, è probabile che fosse solo arcivescovo nominato da Lodovico; e ch’egli morì verosimilmente circa il 1330. Ma tutti questi son sogni. Ne’ monumenti della chiesa milanese non trovasi alcun indicio di un Marsiglio di Padova, che ne fosse o vero o falso vescovo. E Marsiglio non sol non morì circa l’anno 1330. ma viveva ancora ed era fermo ne’ suoi errori l’anno 1336, perciocchè in un monumento pubblicato dal Rinaldi Ann. eccl. ad an. 1336, n. 36), in cui si contengono le