Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/340

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SECONDO 3o3 progetto. Ed ecco uno de’ fatti di cui io vorrei che il suddetto scrittore avesse prodotto qualche probabile argomento. Ma ciò ch’ei siegue a narrare, è soggetto ad assai più gravi difficoltà. Sparsa, com’egli dice, la fama del sapere di Cecco, e giunta fino al pontefice Giovanni XXII in Avignone, questi chiamollo a sè, e dichiarollo suo primo medico. L’invidia che da ciò gliene venne, obbligollo a chiedere il suo congedo; e tornato in Italia, e invitato da molte città, a tutte antepose Firenze, ove conobbe e si strinse in amicizia con Dante. Questa però cambiossi poscia in inimicizia ed in odio, poichè Cecco nella sua Acerba parlò con disprezzo della Divina Commedia, ed egli incorse ancora lo sdegno di Guido Cavalcanti, di cui nell’opera stessa riprese la celebre canzone d’Amore. Quindi molestato da essi e da’ lor fautori ed amici, fu sottratto al lor furore da’ Bolognesi che con largo stipendio il chiamarono a professore nella loro università, benchè di essi ancora avesse parlato assai male nella suddetta sua opera. Tre anni in circa professò ivi Cecco l’astrologia e la filosofia, cioè dal 1322 fino al’1325, e vi pubblicò i suoi Comenti sulla Sfera di Giovanni da Sacrobosco. Questi furono impugnati da Dino del Garbo, medico a quei tempi famoso e uno de’ più potenti nimici di Cecco; e Tommaso di lui fratello di essi si valse ad accusarlo all’inquisitor di Bologna, perchè vi avesse insegnato che col mezzo di alcuni demoni, abitatori della prima sfera, si possono fare incantesimi e cose maravigliose. Ma il saggio inquisitore fu pago di