Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/371

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334 LIBRO ridotti a povertà — Non vedi tu, come alcuni, in altre cose saggi e prudenti, son nondimeno compresi da tal pazzia; alcuni ricchissimi che per questa vanità si consumano, e che, mentre vogliono tesoreggiare e cercano un vergognoso guadagno, gittano inutilmente ciò che aveano giustamente acquistato, e ridotti finalmente a mancare ancora del necessario; alcuni pensierosi sempre e turbati, mentre non pensano ad altro che a mantici, a tanaglie, a carboni, nè vivon con altri che co’ complici de’ loro errori, per poco non divengon selvaggi; altri dopo aver perduto il lume dell’intelletto, perdono ancora gli occhi corporei (De Remed. utr. Fort. l. 1 , dial. 111)? Ma lasciamo omai (di ricercare più oltre le pazzie degli uomini, e passiamo a (quelle invenzioni che acquistarono nome e fama non ordinaria a’ loro autori. xxvii. XXVII. In questa parte però assai scarso fu Invciuione , 1 i • fi. in. ma.a- questo secolo, e una sola invenzione io trovo fcSiTVdS C^1C venSa dagli scrittori di quei tempi esaltata dd,i,usi. Con molta lode. Ne parlano ancora comunemente i moderni scrittori; ma è cosa strana a vedere come essi si siano per lo più avviluppati e confusi, per non aver distinto abbastanza ciò che pur dee distinguersi. Due medici della nobil famiglia de’ Dondi furono in questo secolo in Padova, Jacopo e Giovanni di lui figliuolo. Ad un di essi si attribuisce l’invenzione di un maraviglioso orologio a ruote, che oltre le ore segnasse ancora il giro del sole, della luna, de’ pianeti, i mesi e i giorni e le feste dell’anno; e da ciò a questa famiglia ne venne l’altro cognome, che ha ancora ai