Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/70

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PRIMO 33 di qualche nome, o essere da Roberto invitati alla sua corte, o venirvi spontaneamente, certi d’esservi accolti con quella stima che lor si dovea. Il gran Petrarca, da lui amato teneramente in sull1 estremo di sua vita, quando solo il conobbe; il Boccaccio, il monaco Barlaamo, il P. Dionigi da Borgo S. Sepolcro, e più altri che vedremo da lui ricevuti con sommo onore nella sua reggia; la copiosa biblioteca da lui raccolta, e gli uomini eruditi ai quali a Ridonile la cura, ci mostreranno più chiaramente ch’egli può andare del pari co’ più magnifici mecenati della letteratura. Quindi vedremo ancora molti fra gli scrittori di questa età a lui dedicare i lor libri, come Dino dal Garbo , il poeta Convenevole, il Petrarca che , richiestone dal re medesimo (Epist. ad Poster.), gli dedicò il suo poema dell’Africa, ed altri, de’ quali a suo luogo ragioneremo. Non è dunque a stupire che a tutto ciò ponendo mente il Petrarca, rapito quasi da entusiasmo, esclamasse: Un solo giudice idoneo delle opeie cT ingegno ha l’Italia, anzi il mondo tutto, cioè Roberto re di Sicilia. Felice Napoli, a cui per singolar dono della fortuna è toccato di avere l’unico ornamento del secol nos tro! Felice Napoli, io dico , e degna (V invidia, sede augustissima delle lettere; che se già sembrasti dolce a Virgilio, quanto più dolce dei sembrare al presente7 che in te risiede uno stimatore sì saggio degli studi e degl* ingegni! A te ne venga chiunque si fida del suo talento. Nè si lusinghi a differire. U indugio è pericoloso; T età è avanzata, e già da gran tempo merita il mondo di perderlo, ed Tirabosui*, Voi. V. 3