Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 1, Classici Italiani, 1823, V.djvu/81

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44 LIBRO o non anzi Francesco Novello di lui figliuolo. Ben è certo però, che a lui più che ad ogni altro dee l’università di Padova il florido stato a cui giunse di questi tempi, come a più opportuno luogo vedremo. Il Petrarca che in Jacopo avea trovato uno splendido protettore, trovò in Francesco un amantissimo padre, anzi un tenero amico, e n’ebbe frequenti pruove. Una volta, fra l’altre, ch’ei tornava da Pavia a Padova, Francesco gli andò incontro fino alla porta della città; e non avendo per una impetuosa pioggia potuto aspettare finchè ei giugnesse, diede ordine a’ suoi che gliela tenessero aperta; quindi, poichè ne riseppe l’arrivo, mandò prima alcuni domestici a recargli laute vivande, e sopravvenendo egli poscia con pochi amici, volle sedergli a fianco, mentre cenava , e passò in dolci ragionamenti con lui gran parte di quella notte (Petr. Senil. l. 11, ep. 2). Nel soggiorno che il Petrarca per lungo tempo fece in Arquà, Francesco onora vaio spesso di sue visite famigli ari e di sue lettere, e ne abbiamo ancora qualche vestigio tra quelle del Petrarca (Senil. l. 14, ep. 1). Questi a lui dedicò il suo libro del Reggimento della Repubblica; e l’introduzione ad esso altro non è che un magnifico elogio delle virtù d’ogni maniera, di cui Francesco era adorno. Le Vite degli Uomini illustri dal Petrarca furono incominciate siano di Francesco da Carraia detto il vecchio, e non del giovane, perchè altronde Scippiamo ch’ei fu amante della poesia e de’ poeti , c perchè egli nelle sue prigioni di Monza ebbe quanto agio potè bramare por far ile’ versi.