Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/110

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Gl 4 Limo pregiarsi non poco, perchè scritta da un autore contemporaneo e che si mostra ben istruito di ciò che narra. Filippo, figliuol di Matteo, continuò per breve tratto il lavoro del padre, aggiungendo quarantadue capi, e con essi compiendo l’xi libro e la storia del 1363 con quella dell’anno seguente; le quali continuazioni vanno aggiunte in tutte f edizioni alla Storia di Giovanni. XVI. Un’altra più pregevole opera abbiam di Filippo, cioè le Vite degl’illustri Uomini fiorentini; opera citata in addietro da molti scrittori, ma non mai pubblicata fino all’an 1747 in cui il co. Mazzucchelli ne diè alla luce con annotazioni copiose ed erudite, non già l’originale latino, che non erasi ancor ritrovato, ma un’antica versione italiana che da alcuni era stata creduta il testo originale dello stesso Villani. Questo fu trovato prima di ogni altro nella biblioteca Gaddiana in Firenze dal ch. abate Lorenzo Mehus, il quale ne ragiona assai lungamente (praef. ad Vit. Ambr. camald p. 122, ec.), mostrando, ciò che avea già avvertito il conte Mazzucchelli, che il Villani scrisse veramente quest’opera in latino, e che anzi la versione italiana è assai infedele e mancante; di che noi Eure e in questo e nel precedente tomo abbiam recate più pruove. Egli ancora osserva che queste Vite formano propriamente il secondo libro dell’opera del Villani, il quale nel primo avea trattato dell’origine e dell’antichità di Firenze, e si posson vedere presso il medesimo autore i titoli di ciaschedun capo così del primo come del secondo libro. Alcune di