Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/18

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522 LIBhO degli stessi nomi ha recato inviluppo e oscurità grandissima a chi ha trattato di questi personaggi, e forse non si è ancora rischiarato abbastanza ciò che a tutti essi appartiene. Ma torniamo al nostro arcidiacono. Di lui parlano con sommi elogi i canonisti che gli vennero appresso; e Giovanni d’Andrea singolarmente, che l’avea avuto, come fra poco vedremo, a maestro, protesta di avere le Chiose di Guido in conto di testo (init. in VI Decret.). E am-! pie chiose appunto egli scrisse sul sesto libro delle Decretali, oltre alcune altre che aggiunse a quelle degli altri libri. Egli scrisse ancora un’opera intitolata Rosario sopra il Decreto; de’ quali libri veggansi l’edizioni presso il Fabricio (l. cit.), ove ancora monsignor Mansi fa menzione di un Trattato sulla causa de’ Templarj!, scritto da Guido, che conservasi manoscritto nella Biblioteca de’ canonici della cattedrale di Lucca. III. La maggior gloria di Guido si è l’aver avuto a suo scolaro Giovanni d’Andrea, il più celebre canonista non solo di questo secolo, ma forse ancor d1 ogni tempo, finché i nuovi lumi sparsi su ogni sorta di scienza non fecero quasi dimenticare i più antichi scrittori che senza lor colpa ne furon privi. Ma, secondo la riflessione da noi fatta altre volte, quanto più ne è chiaro il nome, tanto più incerte ne sono le azioni e la vita, non perchè manchi stesso Guido da Thiiso si può anche leggere ciò che acni rato meu le ha scritto il eh. sig. conte Fantuzzi yScritt. j bvlogn. I. 3, p.47)-