Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/244

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7 48 LIBRO ritorno, ciò non fu che per poco tempo; perciocchè negli ultimi suoi anni egli era certamente in Verona e in Trevigi. Jacopo visse sempre in Firenze, come pruova il Pelli, ed era ancor vivo nel 1342. Un sonetto da lui indirizzato al celebre Paolo dell’Abaco da noi mentovato altrove, in cui pare che il riconosca per suo maestro, ha fatto credere ad alcuni, che così fosse; ma 1’età dell1 uno e dell1 altro non ce lo rende credibile, come parlando di Paolo abbiamo osservato, e perciò è probabile che o quel sonetto non sia di Jacopo, o che il termine di maestro da lui si adoperi solo a spiegare la stima in cui lo tenea. XIII. Tra i cortesi ricettatori di Dante abbiamo annoverato, oltre Can Grande della Scala, un sonetto del quale si accenna dal Quadrio (Stor. della Poes. t. 2, p. 174)? Guido Novello da Polenta signor di Ravenna, e Bosone da Gubbio; e amendue debbon aver qui luogo , perchè non solo protessero , ma coltivarono ancora la poesia. Il Crescimbeni (Comment della volg. Poes. t. 2, par. 2, p. 49), ha confuso il primo con quel Guido Novello de’ conti Guidi vicario in Toscana del re Manfredi, di cui abbiamo altrove parlato (t. 4 L 2, C. 2, n. 15). Il nostro Guido era figliuol di Ostasio da Polenta, e l’an 1265, cacciati i Traversari! e i lor seguaci da Ravenna, se ne fece signore (Ann. forol. Script. Rer. ital. vol. 22, p. 139). Uno, o due anni appresso egli insieme con altri ottenne che la Romagna si soggettasse al pontefice; ma poscia di nuovo si sottrasse all1 ubbidienza della Chies^ e^me