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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/325

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TERZO 8^9 mostrano chiaramente le opere mitologiche , geografiche e storiche da lui composte, e delle quali abbiam ragionato a luogo più opportuno (l.2, c. 6). I viaggi che in più province egli fece, o per l’ambascerie impostegli, delle quali appresso diremo , o per altri motivi, contribuiron! non poco a renderlo sempre più colto. Alcuni moderni scrittori, citati dal co. Mazzucchelli (l. cit. p. 1321), affermano ch’egli se ne andasse in Sicilia affin di apprendervi la lingua greca; ma noi abbiam già veduto eli1 ei P apprese in Firenze da Leonzio Pilato , e questo suo viaggio non parmi che abbia bastevole fondamento. Niuna cosa però fu più vantaggiosa al Boccaccio che P amicizia e il frequente commercio di lettere col Petrarca. Quando essa avesse principio, non possiamo accertarlo. Potrebbesi sospettare che quando il Petrarca andò a Napoli nel 1341, ivi conoscesse il Boccaccio; ma il riflettere che in molte lettere, nelle quali il Petrarca ragiona minutamente di quel suo viaggio e degli uomini dotti eli1 egli allora conobbe , non fa alcuna menzione del Boccaccio, non può non tenerci su questo punto dubbiosi assai. È certo però , che l’origine di questa amicizia non può differirsi oltre l’an 1350, poichè il Petrarca in una lettera che gli scrisse, mentre andando a Roma pel giubbileo già era passato da Firenze, gli dice: Romam ego, ut scis, salutato quidem te, pe(ebani, quo annus hic quidem... fere Cristianum genus omne collima: it (ap. Mehus Vita Ambr. camald. p. 266). E a me sembra probabile che questa fosse la prima occasione, in cui essi si vedessero l’un