Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/327

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teiizo 83i allude il Petrarca in una lettera scritta al Boccaccio, l’an 1367 (V. Meni, pour la vie de Petr. t 3, p. 700), in cui parlandogli di Giovanni da Ravenna allor giovinetto, gli dice: Ortus est Adriae in littore ea ferme aetata , nisi fallor, qua tu ibi agebas cum antiquo plagae illius Domino ejus avo , qui nunc praesidet (ap. Mehus l cit). Era allora signor di Ravenna Guido da Polenta , figliuolo di Bernardino e nipote di Ostasio morto nel 1347. Se dunque il Boccaccio fu alla corte dell’avolo di Guido, cioè di Ostasio, convien dire che ciò accadesse prima del 13475 ^ probabile ch’egli appunto vi fosse quando fu inviato dai Fiorentini ambasciadore in Romagna. Non sappiam quanto tempo ei vi si trattenesse; ma ciò non fu certamente per molti anni; perciocchè l’anno 1348 egli era in Firenze, come raccogliesi dalla prefazione che al suo Decamerone ha premessa. Quindi al fine dello stesso anno 1351, in cui egli era stato spedito a Padova al Petrarca, come si è detto, ei fu invitato da’ Fiorentini loro ambasciadore a Lodovico marchese di Brandeburgo , e figliuolo di Lodovico il Bavaro, per indurlo a scendere in Italia e ad abbassare il poter de’ Visconti (Ammirato. l 10 ad an. 1352); e l’ab. Mehus ci ha dato il principio delle lettere che a tal fine furon date al Boccaccio, la cui ambasciata però non ebbe l’esito che si bramava. Quando si udì in Italia che l’imperador Carlo IV avea pensiero di entrarvi, i Fiorentini spedirono un’ambasciata a Innocenzo VI, in Avignone, per concertare qual modo tener si dovesse in riceverlo. Di essa ancora fu incaricato