Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo V, parte 2, Classici italiani, 1823, VI.djvu/329

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TERZO 833 lettera del Petrarca, colla quale rispondendo al Boccaccio che glie I1 avea narrato, ci scuopre insieme ciò che quegli aveagli scritto (SeniL l 1, ep. 4): Tu mi scrivi, dice egli, che un certo Pietro sanese (cioè il B. Pietro Petroni certosino (V. Acta SS. Maii t. 7) morto a’ 29 di maggio del 1361) celebre per la singolar sua pietà, e pe’ miracoli da lui operati, essendo non ha molto vicino a morte, predisse molte cose di molti, e fra gli altri di noi due; e che ciò ti è stato riferito da uno a cui egli avea commesso di favellartene (cioè dal P. Giocassimo Ciani certosino e sanese esso pure).... Due cose fra le altre dici di aver udite da lui, cioè in primo luogo , che pochi anni ti rimanevan di vita, e inoltre che tu dovevi abbandonare la poesia. Questo fatto, che si può vedere più ampiamente narrato, e con altri documenti confermato dal Manni (l. dtp. 84> ec.) e dalT ab. de Sade (t. 3, p. 601), avea talmente atterrito e conturbato il Boccaccio, ch’egli avea risoluto non solo di abbandonare la poesie e ogni studio profano, ma di disfarsi ancora di tutti i suoi libri. Il Petrarca però saggiamente il fece avvisato che non era già d’uopo di cessare interamente dagli studi dell1 amena letteratura, e molto meno di spogliarsi de’ libri, ma che bastava il farne buon uso, come tanti santissimi uomini e gli stessi Padri e Dottori della Chiesa aveano in ogni età costumato. In questa occasione è probabile ch’ei vestisse II abito chericale (V. Mazzucchelli. l. cit p. 1327, nota 88), e a questo tempo parimente appartiene verisimilmente ciò ch’ei narra di se