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104 LIBRO

XXXII. H suddetto collegio degli Abbreviatori, formato da Pio II, fu occasione di amarezze a Paolo II, cioè al Cardinal Pietro Bardo, che l’anno 1464 gli succedette, e il fece credere a molti nemico di ogni letteratura. Coloro che il componevano, erano uomini dotti; ma venivano accusati di cercare troppo ingordamente il denaro, e di vendere ad alto prezzo ogni rescritto. O fosse vera l’accusa, o si tenesse per vera , Paolo giudicò, come narra il Rinaldi (Ann. eccles. an. 1466, n. 21), allegando la testimonianza di autori contemporanei , che il decoro della santa Sede chiedesse che ogni cosa si desse gratuitamente, e annullò perciò il suddetto collegio, privando dell’impiego non meno che della paga tutti gli abbreviatori. Settanta eruditi ridotti quasi alla fame potevan dare non poca noja al pontefice. Era tra essi Bartolommeo Platina, di cui parleremo altrove a lungo, il quale più coraggioso di tutti si fé’innanzi al papa, chiedendone ragione, e facendo istanza, perchè la lor causa fosse rimessa agli uditori di Ruota. Ma Paolo, sdegnato di ciò. rigettollo, dicendo tal essere il suo volere, e questo non esser soggetto al giudizio d’alcuno. E per quanto Platina e gli altri si adoperassero per piegarlo, tutto fu inutile. Vedendo omai disperato l’affare, venne il Platina agli estremi, e scrisse un’ardita lettera al pontefice, che da lui stesso si riferisce (in Paullo 2), in cui diceagli eh1 egli co’ suoi compagni avrebber fatto ricorso a diversi monarchi , e gli avrebbero esortati a radunare un concilio per decidere di un tal affare. Ma il