Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/161

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PRIMO • l45 di quel soggiorno, che que’ cittadini sono nemici d’ogni letteratura, c-che non ha mai veduti uomini che tanto disprezzino ogni sorta di studj; ch’egli avea dati i migliori saggi, che gli fosse stato possibile, del suo sapere, ma che ciechi come essi erano, non sapean punto pregiarli. Convien dire che qualche reo umore travagliasse ancora il Campano. Perciocchè egli altrove (ib. ep. 40) rammenta la gioja e la festa con cui fu ricevuto da’ Perugini, quando essendosi allontanato da quella città per cagion della peste, poichè essa fu cessata , vi fe’ ritorno, e confessa di dover (l. 6, ep. 24, 26) moltissimo ai Perugini, i quali data gli avevano la loro cittadinanza, e sollevatolo alle pubbliche cariche , e accoltolo con grande applauso al suo ritornare da qualche picciolo viaggio , talchè sembravano gareggiare fra loro a chi più (l’onorasse, e aggiugne che le mura stesse di quella città gli sono carissime. Dovremo commentare parimente molti professori di medicina e di giurisprudenza che onorarono quello Studio, e vedremo ch’esso veniva per essi a contrasto colle università più famose. X^ 1. li lungo soggiorno de’ romani pontefici in Avignone avea condotta a una total decadenza l’università di Roma, rinnovata già da Bonifacio VIII. Il pontefice Innocenzo VII, benchè in mezzo a’ torbidi dello scisma, pensò a farla risorgere dalle sua rovine, e pubblicò a tal line, 1 anno i.jotì, una Bolla che dal Rinaldi è stata inserita nei suoi Annali Ecclesiastici (ad an. 1.jot*). In essa, dopo aver Tiraboscui, Voi. VII, „ io