Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/243

Da Wikisource.

PRIMO 227 per natura portato. Ma poichè videsi libero da sì gran peso, tutto ad essi si abbandonò. Il famigliar commercio di lettere pii’ egli ebbe con Biondo da Forlì, con Guarino da Verona, con fantino Dandolo, con Francesco Barbaro, con Bernardo Giustiniani, con Lodovico Foscarini, e con altri de’ più dotti uomini di quella età, ci provano abbastanza quanto egli fosse lor caro, e in quanto pregio essi f avessero. Quelle che gli scrisse il suddetto Barbaro (Barbar. Epist p. 1485 et App. p. 75, 114)? son piene di tenerezze e di stima verso di lui. Niuna occupazione però era più dolce a Guarnerio, che il raccogliere libri o col comperare de’ codici, o col farli copiare, al quale fine manteneva egli molti scrittori, di cui valersi al bisogno. Alcuni de’ libri da lui raccolti, e quali pel carattere, quali per l’esattezza, quali per gli ornamenti aggiunti pregevolissimi, si accennano dal! sig. Liruti. Ma niuna più bella testimonianza ne abbiamo, che quella di Lodovico Foscarini, il quale in una sua lettera a Bernardo Giustiniani, citata dal suddetto scrittore e dal Cardinal Querini, della biblioteca di Guarnerio fa questo magnifico elogio: Magna est mihi cimi viris litteratissimis necessitudo, praesertim cum Guarnerio Artheniensi, cui omnes doctrinae plurimum debet; quoniam ipse Bibliothecam constituit, qua nulla dignissimi Patris Cardinalis Nicoeni (il Cardinal Bessarione) et omnium, quibus ipsam videre contigit, judicio in universa Italia et orbe celebrior. Et licet multae librorum multitudine superent, haec omni ornatus genere antecedit. Di quest’uomo sì crudito