Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/245

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PRIMO 2 2Q studi italiani , e molte di esse continuano ancora ad agevolare la via all’erudizione e al sapere. Altre ve n’ebbe che furono di più breve durata e di vantaggio minore, o perchè i loro posseditori non ne renderon pubblico l’uso. o perchè i loro disegni non ebbero quel felice successo el11 essi speravano. Del Cardinal Branda Castiglione milanese e già vescovo di Piacenza, uomo celebre per condotta di rilevanti affari, nei quali da Eugenio IV fu adoperato, racconta Vespasiano fiorentino, il quallodi lui pure come di più altri uomini illustri di questo secolo scrisse la Vita non mai pubblicata, che fece fare in Lombardia (cioè, coni’ è probabile, nel collegio da lui fondato in Pavia) una Libreria comune a tutti quelli desideravano avere notizia delle Lettere (Mehus praef. ad Vit Ambr. camald. p. 19). La qual notizia non è stata avvertita dall’Argelati nell’elogio che ci ha dato di questo famoso cardinale (Bibl. Script, Mediol t. 1, pars 2). Della sua biblioteca ragiona in molte lettere il Cardinal Jacopo degli Ammanati (ep. 74, 102, 106, 117), nelle quali scrivendo a Donato Acciajoli or di uno, or di altro libro da aggiugnere ad essa, gli dà commissione e gli raccomanda che le copie sieno ben corrette ed esatte. Ambrogio camaldolese, nella sue Lettere, ci descrive in breve lo stato di molte biblioteche pubbliche e private, che ne’ suoi viaggi egli vide, di che pure ragiona ancora nel suo Odeporico. Parla della biblioteca del convento de’ Predicatori in Bologna, in cui dice di non aver trovato nulla di singolare; loda i molti codici principalmente greci che veduti avea in