Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/28

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12 LIBRO del secolo susseguente fiorissero. Glorioso ancora , al pari cf ogni principe italiano, fu a que’ tempi il nome di Niccolò III d’Este marchese di Ferrara, che sin dall’anno 13c)3 era succeduto al marchese Alberto suo padre. Principe valoroso in guerra non meno che saggio ed accorto in pace, seppe opportunamente ora unirsi in guerra con altri, or conciliare fra loro le potenze nemiche j ottenne la signoria di Parma (da lui ceduta al duca di Milano), di Borgo S. Donnino e di Reggio, e ricuperò dai Veneziani Rovigo con tutto il Polesine; e finalmente pieno di gloria morì in Milano sulla fine dell’anno 144!* Lionello suo figliuolo illegittimo, ma da lui preferito ad Ercole e a Sigismondo figli legittimi, ma di troppo tenera età, gli succedette. Pochi principi vi ha nelle storie, di cui si trovino elogi somiglianti a quelli che a lui veggiamo renduti da tutti gli scrittori contemporanei, che sommamente n’esaltano la giustizia, l1 amor della pace, l’umanità, la clemenza 5 e noi dovremo parlarne più a lungo nel capo seguente, ove tratteremo della protezione da lui accordata alle scienze. Ma egli ebbe breve impero, essendo morto l’anno 1450, lasciando gli Stati a Borso, figliuolo esso pure illegittimo di Niccolò III. Questi ancora sostenne la gloria de’ suoi maggiori col senno più che colf armi, c nuovo lustro le accrebbe col titolo di Duca , concedutogli l’anno 1452 dall’imperador Federigo III per riguardo a Modena e a Reggio, e per riguardo a Ferrara dal pontefice Paolo II, l’anno 1471 , nel qual anno stesso morì, lasciando gli ampi suoi Stati ad Ercole I,