Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/327

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PRIMO 3 I 1 tratterem degli storici. A conoscere quanto egli fosse amante di tai ricerche, basta il riflettere che dalla scuola di lui uscirono Marc’Antonio Sabellico, Corrado Peutingero, Andrea Fulvio, che poscia illustraron non poco lo studio delf antichità. In fatti peritissimo in tal genere d’erudizione vien egli detto da Angiolo Poliziano (Miscell c. 83), da Giovanni Scopa (Collectan. c. 34), da Gioviano Pontano De Serm. l. 6, p. 105, ed. Flor. 1520), e da molti altri scrittori di que’ tempi. Avea egli ornata la sua casa nel Quirinale di marmi e di altri monumenti antichi di varie sorte. E quindi il Mazzocchio , che nel secol seguente pubblicò le Iscrizioni antiche di Roma, ne inserì tra esse alcune che erano nella casa di Pomponio (p. 42); e in un codice ms. di questa biblioteca Estense, scritto da Martino de’ Sieder tedesco, 1 anno 15o3, clic contiene un gran numero d’iscrizioni di ogni parte del mondo, raccolte, per quanto a me sembra , dalle diverse collezioni finor nominate, molte se ne annoverano, come esistenti nella medesima casa. Alcuni inoltre di tai monumenti furono da lui mandati a Lorenzo de’ Medici , come abbiamo da Pier Crinito. E tanto erasi agli innoltrato nella cognizione delle romane antichità , che Michel Ferno nell’elogio che ne scrisse a Jacopo Antiquario, pubblicato da monsignor Mausi (/ /. calem voi, G fi ibi. mcd. et inf. Latin, p. 8), dice che non v1 era in Roma fabbrica , o monumento di sorta alcuna, eli’ ei non sapesse additare. Ma colla lode, che perciò si dee a Pomponio , non deesi dissimulare il biasimo