Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/338

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312 lì LIBRO sputando se il mar Rosso congiungasi col grande Oceano. Ei parla delle prime navigazioni de’ Portoghesi indirizzate a fare questa scoperta; e dice che così fra gli altri credeva Giorgio Italiano genovese: Idem vi ile tur sentire noster Georgius Italianus Genuensis vir in peragrando orbe, atque indagando terrarum situ diligentissimus, qui nobiscum apud te Neapoli agebat (scrive al Sannazzaro), dum nos haec conscriberemus (p. 20, ed. Basil. 1558).Aggiugne però, che un ambasciador portoghese avealo assicurato che niun di coloro che dal suo re erano stati spediti a tale scoperta, era ancor giunto alla Linea. Ma prima che il Galateo pubblicasse il suo libro , seguì lo scoprimento delle Indie orientali, e fu tolto ogni dubbio. Perciò egli poco dopo le arrecate parole così continua: Haec omnia, quum libellum scripsimus, non satis certa erant. At nunc quum edidimus postremo anno Federici regis (cioè nel 15oi) onines consenti uni Lusitanos totani ci rcuiu lustrasse Africani, et ad mare Indie uni pervenisse usque ad hostia sinus Arabici et Persici. Giorgio Italiano, ossia Interiano, come altrove egli è detto, di patria genovese, dee annoverarsi egli ancora tra’ viaggiatori eruditi. Angelo Poliziano, che il conobbe in Roma, ne fa onore-’ voi menzione, e lo dice diligentissimo investigatore de’ secreti della natura (Miscell, c. 47)* Di lui abbiamo alle stampe nella Raccolta del Ramusio una breve descrizione de’ costumi de’ Circassi (t. 2, p. 166, ed. ven. 1606); e Aldo Manuzio il vecchio dedicandola con sua lettera del 1502 al Sannazzaro, gli dice che Giorgio,