Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/352

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33fi LIBRO avea ricevuti in affitto alcuni terreni nel territorio di Pradello, l’anno 1443, dal fu Domenico de’ Colombi figliuol di Giovanni: perniine ipi. Dominicwn de Columbiy oli in habilaboreni Civitatis Januae et filium qu. Joannis liabitato ri s in dieta Villa Pradelli; e che Bertone e poscia Tommasino di lui figliuolo avean perciò esattamente pagato ogni anno , secondo il convenuto, ottanta lire di denari piacentini al detto Domenico, e poscia, lui morto, a Cristoforo e a Bartolommeo di lui figliuoli j ma che poscia eransi questi due già da dieci anni allontanati da Genova. per andare all’Isole sconosciute, talchè di essi non aveasi più novella. Cristophoro et Bartolomeo filiis dicti qu. Dominici, et qui jam per annos decem in circa se absentaverunt a dicta Civitate Januae, etj ut dici tur, iverunt ad Insulas incognitas... taliter quod a multo tempore citra non fuit auditum de illis. Perciò Tommasino Duzzi avea cominciato non solo a non pagare il consueto denaro, ma ad alienare ancora parte de’ medesimi beni. Quindi Giovanni e Domenico de’ Colombi, cugini carnali di Cristoforo e di Bartolommeo, perchè figliuoli di Niccolò fratel di Domenico, ricorrono al giudice, acciocchè dichiari decaduto dal diritto di tenere i beni in affitto il medesimo Duzzi, atteso il non essersi da lui osservati i patti nello stromento prescritti, cioè di pagare stabilmente il mentovato denaro agli eredi di Domenico, e di non alienar parte alcuna de’ medesimi beni; e il giudice Gianniccolò de’ Nicelli decide che il Duzzi non era già decaduto da tal diritto, ma solo che