Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/385

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PRIMO 3M) lui figliuolo, che potrebbe parer sospetta, e quella di tutti gli scrittori spagnuoli che attribuiscon tal gloria al Colombo, e rechiam solo due monumenti contemporanei, a’ quali non si può dare eccezione. Il primo è Pietro Martire d’Anghiera, il quale era allora in Ispagna, e scriveva le cose che successivamente accadevano. Egli dunque ragiona dell’approdar che il Colombo fece nel mese di luglio del 1498)& alla terra di Paria, e dice ch’ei la credette Terra ferma, il che però, mentre Pietro Martire così scrivea, non ancor da tutti credeasi: Hanc , cioè la terra di Paria, qui postmodum accuratius utilitatis causa investigarunt Continentem esse Indicum volunt, non autem Cubam, uti Praefectus (cioè il Colombo; e il senso di queste parole è che il Colombo era tra quegli che pensavano che non già Cuba, ma la terra di Paria fosse il Continente, come è manifesto da ciò che segue). Neque enim desunt, qui se circuisse Cubam audeant dicere. An haec ita sint, an invidia tanti inventi occasionem quaerant in hunc virum, non dijudico: tempus lo(juetur, in quo verus judex invigilat: Sed quod Paria sit vel non sit Continens, Praefectus non contendit: Continentem ipse arbitratur (Ocean. dec. 1 , l. 6 ad fin.). L’altro monumento è la Relazione allor pubblicata de’ Viaggi del Colombo, stampata al principio del secol seguente, e da me citata altre volte, in cui si dice che il Colombo co’ suoi compagni, arrivato a un gran tratto di terra, exploratum habuere , regionem nuncupari Pariam (itinerar. Portugallens. ec. p. 65.'), ed. Mediol. 1508). È Tiraboscui, Coi. CII.