Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/51

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PRIMO 35 e die, benché ancor giovinetto, avea meravigliosamente imitati gl’innocenti costumi di quel virtuoso prelato; che chiamato poscia a Milano sotto il duca Galeazzo Maria , e sotto il figlio Giangaleazzo Maria , era stato incaricato degli affari del clero, nel che era giunto a tal fama , che di comune consenso avea avuto il soprannome di ottimo. Ne loda inoltre f ospitalità con cui accoglieva ognuno in sua casa, i lauti banchetti che imbandiva agli amici, mentre egli intanto usava di una sobrietà singolare; la modestia, la gravità, l’innocenza tanto più ammirabile, quanto più soleva esser affabile e piacevole nel conversare. Finalmente ne esalta l’eleganza nello scrivere in versi non men che in prosa, per cui non teme di paragonarlo agli antichi. Era l’Antiquario di patria perugino, ed era ivi stato scolaro del celebre Giannantonio Campano. In Milano fu segretario de’ sopraddetti due duchi e di Lodovico il Moro, e visse ancora più anni, poichè quello Stato cadde in mano a’ Francesi; anzi egli stesso recitò un’orazione in lode del re Lodovico XII, l'anno 1505, che si ha alle stampe. Morì in Milano fanno 15 i a, e fu sepolto nella chiesa di S. Pietro in Gessate (ii). Di lui bau parlato a lungo il Sassi (l. cit. /). 24 J, ec.), r Ar gela ti (l. cit. t. 2, p. 2o55) e il co. Maz/.ucchelli (Script. ital, t. 1. par. 2 , p. 848), i quali due ultimi scrittori ci han dato un esatto catalogo delle opere da lui composte («) Alritne alice notirie di Jacopo Antiquario si posimi veliere nella diligentissima opera dell.diate Manin (t. a, /j. 2J7) intorno agli Archiatri poulilicu.