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556 MURO

XXIII. Dopo avere in tali studj e ne’ viaggi alle principali università d’Italia e di Francia impiegati sette anni, ed avendone egli ventitré di età, sen venne a Roma essendo pontefice Innocenzo \ III. Ivi a dai pruova del suo ingegno e della sua erudizione, espose al pubblico novecento proposizioni appartenenti a dialettica, a morale , a fisica , a matematica , a metafisica , a teologia, a magia naturale e a cabala, e tratte da’ teologi latini, da’ filosofi arabi, caldei, greci, latini; offrendosi pronto a disputare con chicchessia sopra ciascheduna di esse. Abbiamo ancora tra le opere di Giovanni queste proposizioni, e non possiam non dolerci che un sì felice ingegno e uno studio sì ostinato si raggirasse intorno a sì frivoli argomenti; perciocchè finalmente poco saprebbe chi altro non sapesse che ciò che in quelle proposizioni si vede raccolto. Esse nondimeno fecero allor rimirare Giovanni come uomo maraviglioso e quasi divino, e la comun maraviglia non andò disgiunta dall’invidia di molti, i quali perciò si adoperarono perchè la disputa da lui progettata non si conducesse ad effetto, e accusarono al pontefice tredici di quelle proposizioni come di poco sana dottrina. Aveale il Pico sottoposte prima all’esame di dotti teologi, e fra gli altri di Buonfrancesco vescovo di Reggio ambasciadore allora del duca di Ferrara presso Innocenzo; i quali approvandole aveano ad esse sottoscritto il lor nome. Ei nondimeno a discolparsi ancora più pienamente distese in venti notti, e pubblicò una assai lunga apologia di quelle proposizioni, mostrando in qual