Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/59

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PRIMO 43 premessa ila Niccolò d’Allemagiia al codice da noi mentovato poc’anzi della Geografia di Toloinmeo, di cui, poiché è inedita, recherò qui eloquentiam desideratis? At ex ore Borsii fluere videbamus orationem omni melle dulciorem.... Ita me Deus adjuvet, ut ego plura fere ex inclyto Borsii sermone didici , quam ex tot Ciceronis nu i voluminibus. Nella stessa orazione egli esalta con somme lodi la liberalità e la munificenza di Borso, rammentando singolarmente la splendida pompa con cui egli accolse e tenne in sua corte l’imperndor Federigo III e il pontefice Pio II. Sulla fine dell’orazione si volge il Carbone alle lodi di Ercole I, fratello e successore di Borso, e fra i pregi di esso da lui si annoverano optimarum artium studium , historicorum et philosophorum assidua lectio, tot bonorum auctorum interpretatio facta: nuovo argomento a smentire, o almeno a render dubbioso il racconto del Giovio, che ha attribuita ad Ercole quell’ignoranza della lingua latina che fu solo propria di Borso, come si è detto. Ma niuna cosa ci fa meglio conoscere le grandi idee del duca Borso nel promuovere gli studj, quanto i molti decreti che tuttora se ne conservano in questo ducale archivio, diretti o a premiare gli uomini dotti, o a prescrivere qualche utile stabilimento. Ne recheremo alcuni nel decorso di queste note , i quali anche colla gravità e coll' eleganza con cui sono scritti, e a cui non troverassi forse 1 uguale nelle cancellerie della altre corti di que’ tempi, ci faranno conoscere quanto fiorisse allor nelle lettere quella splendida corte , e (quanto Borso , benchè non avesse studiato , favorisse gli studj. Qui basti il recarne uno , cioè quello con cui il duca Borso nel 1453 formò il suo Consiglio di Giustizia: Borsius Dux Mutinae et Regii, Marchio Estensis, Redigii Comes etc. Quod apud illustres et magnos viros , quod apud Serenissimos et Augustos Principes factitatum esse comperi mus, il nos imitari ac sequi dignissimum ac honorificum esse censemus. Mos est profecto lande d;gn;s\imtis apud hos , quos ante dicimus Principe* , eunt potentium et