Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/596

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580 LIBRO cognita est, ab illis tradita perfidos ac veteres tum Graecos tum nostros auctores noscitat. Itaque dum ne.c ignorat Graeca, nec. veteres scriptores negligit, in nova ista Philosophia non acquiescit, ne.c in errores passim multos incidit Sed de ingenio, judicio, doctrinaque ejus alias. De spe ita quidem mihi persuadeo, brevi fore quod dixi, ut et Philosophia clariorem formam induat, cumque una sit et certa veritas, minime futura sit tam varia ac lubrica, et qui Eloquentiam sequuntur habeant, unde facilius hauriant, quod exornare verbis possit. Convieni dire che sì belle speranze fosser troncate o dair immatura morte di questo filosofo, o da altre sventura; poiché ni un’altra memoria ce n1 è rimasta. Lo stesso Pontano aprì egli pure nuovi sentieri nella filosofia; ma di ciò diremo trattando degli scrittori di filosofia morale.


XXXII. Ciò che abbiamo già detto di Marsiglio Ficino e di Galeotto Marzio, ci dà sent altro a vedere che l’astrologia giudiciaria ebbe in questo secolo ancora gran numero di seguaci non meno che di ammiratori. Fra gli altri Filippo Maria Visconti duca da Milano fu uno de’ più superstiziosi nell’osservare le stelle e nel consultare gli astrologi. Pier Candido L)ecembrio, che ne ha scritta la Vita, racconta (c. (68, Script. rer. ital. vol. 20, p. 1017) eh’ei chiamò alla sua corte i più eccellenti tra essi, e singolarmente Pietro da Siena e Stefano da Faenza; poi negli ultimi anni Antonio Bernardigio, Luigi Terzago e Lanfranco da Parma, e finalmente un certo Ebreo di nome Elia 5 e siegue poscia a narrare con qual puerile