Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 1, Classici italiani, 1824, VII.djvu/84

Da Wikisource.

68 LIBRO della Grama tic a, ancorché di rado parlasse; ebbe in onore tutte le istorie, e seppe tutto quello che dissero i Poeti e gli Oratori: agevolmente scioglieva i dialettici intrichi: niuna cosa gli fu incognita della Filosofia: investigò tutti i segreti della Teologia: egli seppe gentilmente o dottamente ragionare dell essenza di Dioy del libero arbitrio dell’uomo, della Incarnazione del Verbo, del Sacramento dell Aitate, della Trinità, e il altre difficilissime questioni: in rispondere era breve, e raccolto, ec. Più magnifico ancora è l’elogio che fece del re Alfonso I d’Aragona Jacopo Curlo genovese in una lettera ms. che si conserva nella libreria del monastero di S. Michel di Murano, e che è stata pubblicata di fresco (Bibl. MSS. S. Mich. Ven. p. 2t)5). Superioribus mensibus 7 scrive egli al re Ferdinando di lui figliolo , Rex inclyte itaque praeclarissime , Divus Alfonsus pater tuus Regum celeberrimus, pridie quam morbo, a quo tandem consumprus est, corriperetur , facto prandio , cum in Bibliothecam suam ornatissimam de more se recepisset, lectionem audivit, quam praeceptor suus Antonius Panormita quotidie agebat; ibique cum Tu prope eum sederes, et ego adessem una , et nonnulli etiam familiares, mentio facta est de Ællii Donati Commentario in Terentii Comoedias, quod cum admodum Regi et omnibus probaretur, continuo inijunxit mihi, ut id in Vocabularii modum et formam quamdam redigerem, ec. Quindi passa alle lodi del re Alfonso, e rammenta con quanta bontà l’avesse accolto alla sua corte, e ricorda principalmente che un giorno, in cui Alfonso