Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/133

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SECONDO 5 uomini sentire comunemente nel dover lasciare una strada da essi finallora battuta. Questa loro contraddizione fece che l’imperador Sigismondo non approvasse solennemente l’opera di Antonio, il che fu poscia fatto dalfimpcrador Federigo III, e che l’autore di essa annoiato da tali contrarietà, abbandonasse Bologna, e si trasferisse a Padova, ove appunto nel 1429 cominciò a leggere, secondo il Facciolati (Fasti, Gymn. pat. pars 2, p. 32). Poco tempo però egli vi si. trattenne, e l’anno 1431 era già professore in Firenze. Di là passò a Siena, ove ebbe fra gli altri per suo scolaro il celebre Francesco Accolti, di cui diremo tra poco. La gelosia che allor regnava tra’ Fiorentini e i Sanesi, fece presso di questi cadere Antonio in qualche sospetto, ed egli perciò ritornò a Firenze, ove nel 1433 difese altamente il partito di Cosimo de’ Medici. Apertosi il concilio di Basilea, il Minucci vi fu mandato, ed ei sostenne dapprima con molto calore i diritti di quel concilio e dell’imperadore e del re Alfonso d’Aragona contro il pontefice Eugenio IV. Ma poscia cambiò sentimenti, o almen cambiò stile, e scrisse in favore dell’autorità pontificia. Da quello di Basilea passò Antonio al concilio general di Firenze; ed ivi pubblicò alcuni comenti sul Decreto di Graziano. Nel 1442 fu professore in Siena; l’anno seguente di nuovo in Padova; e poscia, dopo avere onorata qualche altra università. e dopo essere stato ancora , non si sa quando, nè per qual occasione, nel Regno di Napoli, tornò circa il 1456 a Bologna, la cui università fu sempre da lui sopra V