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SECONDO „ 8ol in fatti negli Atti di quella università un Jacopo Torti che ivi leggeva nel 1461.

XXIII. Tra’ molti giureconsulti ch’ebbe in questo secolo il regno di Napoli, non v’ebbe forse chi si uguagliasse in fama d’uomo dottissimo a Matteo Afflitto. E nondimeno assai scarse son le notizie che ce ne ha dato il Panciroli (c. 108), e nulla più ce ne ha detto il co. Mazzucchelli (Scritt. ital. t.1, par. 1, p. 172). Con maggior diligenza ne ha parlato il Giannone (Stor. di Nap. l. 27, c. ult.), traendone le notizie dalle opere dello stesso Matteo, e di altri che o visser con lui, o non ne furono molto lungi. Ebbe a patria Napoli, ove nacque d’illustre famiglia, circa il 1443 Ma ei pretendeva di discendere dagli antichi Romani, e principalmente dal martire S. Eustachio ,* il che ci mostra ch’ei sapea più di leggi che di genealogie. Presa la laurea nel 1468 , esercitò la giurisprudenza prima ne’ tribunali, poi sulle cattedre, e fu professore in Napoli del Diritto civile, del canonico, del feudale e del municipale; e su questi due ultimi scrisse opere che furon date alle stampe, e ricevute con molto applauso. E osserva il Giannone esser falso che ei componesse quella su’ Feudi in età più avanzata , mentre egli stesso dichiara di averla cominciata in età di 32 anni, e finita nel 1480/ In questi esercizj giunse a tal fama. che dai nobili di Nido fu aggregato al lor seggio. Il re Ferdinando I gli offrì l’impiego di avvocato de’ poveri; ma avendolo ei rifiutato , lo elesse invece nel 1489 giudice della vicaria, e poscia nel 1491 presidente della regia Camera. Le