Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/202

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8{4 LIBRO Panciroli, sino al 15i i, dopo il qual tempo impazzì. Ma se è vero ciò che l’Argelati al Ver ma, eli’ ei facesse il suo testamento nel dicembre del j 518 » questo impazzamento si rende molto dubbioso, e convien dir per lo meno ch’egli ricuperasse poi la ragione. Morì in Pavia a’ 22 di marzo dell’anno e fu sepolto nella chiesa di S. Jacopo.

XXXVIII. Io non mi estenderò a riferire le lodi con cui egli è stato onorato da molti scrittori. Il Fabbrucci fra gli altri reca gli elogi che ne han fatti parecchi contemporanei di Giasone, da’ quali egli è detto uomo conceduto alle terre per singolar dono del Cielo, il maggiore tra tutti i giureconsulti dell’Italia e della Francia, l’uomo il più ammirabile de’ suoi tempi, e interprete tal delle leggi, che studiandone i libri si viene ad apprendere compendiosamente quanto tutti gli altri hanno insegnato. Ma perchè tali elogi scritti in que’ tempi, in cui la giurisprudenza era ancor troppo barbara, potrebbero aversi in poco conto, aggiungiamo ad essi quello che ce ne ha lasciato il celebre Andrea Alciati, uno de’ più valorosi illustratori di questa scienza, il quale in un suo epigramma riferito dall’Argelati tra i giureconsulti de’ mezzi tempi, cinque soli ne annovera degni ancora d’esser letti, Bartolo , Baldo , Paolo da Castro , Alessandro da Imola e Giasone, di cui dice:. Ordinis Jason atque lucis nomine Videndus est properantibus. E poscia concilili de: llis si quis alios addidit interpretes, Onerat quam honorat magis.