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Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/301

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SECONDO , ftjja XXIX- C03Ì P ecclesiastica giurisprudenza ebbe in questo secolo minor numero di coltivatori che la civile, ma pur ne ebbe parecchi i quali le recarono non poco lustro, e tali, che di questa scienza ancora possiamo affermare che in niun luogo più che in Italia fu coltivata. Io potrei recarne più altre pruove collo schierare a chi legge moltissimi altri, de’ quali nelle storie delle università, e nelle Biblioteche degli scrittori italiani si trova che o tennero scuola, o scrisser trattati, o interpretazioni de’ Canoni. Ma le stesse ragioni che mi hanno consigliato ad usare di brevità nel trattar degli interpreti del Diritto civile, mi persuadon qui ancora a non allungarmi più oltre. Ci basti 1 aver mostrato che lo studio de’ Canoni fiorì più che altrove in Italia; e lasciamo a’ compilatori delle Biblioteche il darci una stucchevole serie di nomi e di edizioni. Io so che non ostante questo gran numero di canonisti, molti de’ quali ebber fama d’insigni, questo studio però fu allora ben lungi dal giungere a quella perfezione a cui ne’ secoli susseguenti è poi stato condotto. Ma, come abbiam più volte osservato, non deesi attribuire a colpa degli uomini ciò che fu colpa de’ tempi. Fra la scarsezza de’ libri, fra l’incertezza della cronologia, fra la mancanza di critica in cui allora si viveva, come hanc es*e poli trimam causarti, q uarc fot lapsìs retro temporibus a tali morbo haec nostra Civitas fuit divina /avente grafia praeservata. Vos igitur, Domini Scolara , Latte Principit legem acquo animo Coltrale.