Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/319

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TERZO (jGl breve trattato egli scrisse inoltre su’ magistrati Romani, che dal ch. proposto Gori mandato a Giannernesto Walchio fu da questo pubblicato in Lipsia l’anno 1752. Esso non porta in fronte il nome del suo autore*, ma la somiglianza dello stile, e la menzione che fa egli stesso di questo suo trattato nel proemio della prima sua opera. ci persuadono abbastanza che da lui fu composto. Delle Storie da lui pubblicate diremo fra poco. Due lettere latine ancora ne ha date in luce il Burmanno (Sylloge Epist. t 2, p. 199)» oltre più altre italiane che se ne conservano nella biblioteca Strozzi in Firenze. Nè fu da lui trascurata la poesia italiana. Tra i Canti carnascialeschi stampati in Firenze nel 1759, vi ha il Trionfo della Calunnia di Bernardo Rucellai. Di altre opere finalmente da lui composte, ma che ora o più non ritrovansi. o giacciono ancora inedite, si veggano i sopraccitati scrittori, i quali ancora accennano le onorevoli testimonianze con cui molti autori di quei tempi ragionano di Bernardo. E degne sono singolarmente d’esser lette alcune epistole di Pietro Delfino generale dei Camaldolesi scritte allo stesso Bernardo (l 6, ep. 405 l. 10, ep. 28), e una a Leonardo Loredano doge di Venezia (l. 7, ep. 45), in cui fa grandi elogi del sapere e della probità di Bernardo. A me basterà il riferir quello che di lui ci ha lasciato Erasmo, di cui non v’era a que’ tempi chi potesse, in ciò che è erudizione ed eleganza di stile, portare più accertato giudizio: Novi Tene fine, die’egli (Apopht. l. 8, Op. t. 4, p. 363, ed. Lugd. fìat. \r]o’ ò)ì fìernardum Ocriculariwn