Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/34

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676 LIBRO /11 veramente a Perugia. È verisimile però, circi si trat-y I tenne per qualche tempo ancora in Padova, li 4 Filelfo scrivendogli nel maggio del ifò-j (l- »2, 1 ep. 11) gli ricorda di nuovo que’ due libri d*Ip- I pocrate, c gl1 ingiunge che diagli a Bernardo | Giustiniani, ove questi glieli richieda, Il che ci dimostra ch’egli era in luogo ove il Giusti- 1 ìiiani da Venezia potea chiedergli facilmente que’ libri. Il Facciolati inoltre afferma che avendo egli nell’an 1453 quattrocento ducati d’ar- 1 genio di suo stipendio annuale, sette anni ap- I presso gliene furono aggiunti altri cento. Sem- J bra nondimeno che non possa negarsi che almeno per qualche tempo tornasse Matteolo a Perugia. Giannantonio Campano in una sua I lettera di colà scritta a un certo Trebano de- I scrive assai lungamente (l. 2, ep. 7) la disputa I poco felice ch’egli vi ebbe con Niccolò da Sul- I mona. AV giorni scorsi, egli dice, essendo I tornato in patria con grande espettazione di ognuno Matteolo da Perugia, uomo nella medicina e nella filosofia per comun giudizio assai bene istruito, cominciò prima in segreto, I poscia in pubblico a sparlare del nostro Sul- J monese. Siegue poscia a narrare che Malleolo 1 malgrado de’ più ragguardevoli cittadini volle I ad ogni modo venire a pubblica disputa col I Sulmoncse, dicendo fra le altre cose, che uomo,Il com’egli era, dottissimo e onorato delle catte- I dre di tolte le università italiane, non dovea sofferire di essere riputato da meno del suo I avversario, che altro non era finalmente che noni guerriero. Quindi descrive la solenne tenzone I a cui vennero amendue, e come il Sulmoncse I